“Il bambino ha in sé delle forze che se non vengono recuperate in rappresentazioni immaginative, possono essere dirompenti. E che cosa ne consegue? Sono forze che non vanno perdute, ma anzi tendono ad espandersi, ad assumere un’esistenza propria, a penetrare nel pensiero, nel sentimento, negli impulsi volitivi. Che uomini ne vengono fuori? Dei ribelli, dei rivoluzionari, persone insoddisfatte, che non sanno quello che vogliono, perchè vogliono qualcosa che non si può sapere” Rudolf Steiner
Nelle scuole steineriane la fiaba è considerata uno dei più validi strumenti educativi e, nelle classi elementari, insegnanti e genitori ne fanno abbondante uso.
Nella convinzione che l’età giusta per raccontare una fiaba vada dai quattro ai nove anni, si utilizzano un numero sempre maggiori di racconti tratti sia dalla propria cultura che da quella di altri popoli. Inizialmente vengono proposti racconti che descrivono un destino semplice, tra cui, Cappuccetto Rosso, Rosaspina, Biancaneve, I sette caprettini; dopo i cinque anni si aggiungono quelli con uno sviluppo più complesso che rivela i primi tentativi di lotta tra le potenze buone e quelle cattive per il dominio dell’animo umano. E’ importante tenere presente l’età dei bambini nella scelta del racconto da presentare loro, in quanto, essi devono essere in grado di seguire l’intreccio e, più sono piccoli, più e’ bene ripetere loro, parola per parola , la stessa fiaba.
Si pensa che il momento migliore per proporre la fiaba sia verso la fine della giornata questo perchè la mattina si è pronti per essere attivi, mentre, si ritiene che le fiabe siano un’attività crepuscolare, quando si è verso uno stato sognante. Non a caso la fiaba, in passato, veniva raccontata di sera, durante il crepuscolo, quando la famiglia dopo una giornata di lavoro, si riuniva davanti al focolare per ascoltare una storia che uno dei più anziani raccontava agli altri membri, ricordando quanto avesse ascoltato da bambino.
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