Steve Jobs, dirigenti di Google, Twitter, Ebay…: per loro la tecnologia coi bimbi può aspettare. Meglio la Waldorf


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LOS ALTOS, California. Lo chief technology officer di eBay manda i suoi figli a una scuola Waldorf. Lo stesso vale per i dipendenti di giganti della Silicon Valley come Google, Apple, Yahoo e Hewlett-Packard.

Ma gli strumenti didattici principali della scuola sono tutt’altro che high-tech: penne e carta, ferri da maglia e, di tanto in tanto, fango. Non un computer può essere trovato. Non ci sono monitor. Non sono ammessi in aula, e la scuola aggrotta la fronte sul loro utilizzo a casa.

Le scuole statali si sono affrettate di fornire alle loro classi i computer, e molti politici dicono che sarebbe stupido non fare altrimenti. Ma il punto di vista dei contrari trova l’epicentro dell’economia tech, dove alcuni genitori ed educatori hanno un messaggio: i computer e le scuole non si mescolano.

Questa è la scuola Waldorf della penisola, una delle circa 160 scuole Waldorf nel paese che sottoscrivono una filosofia di insegnamento focalizzata sulla attività fisica e l’apprendimento attraverso giochi creativi, hands-on compiti. Coloro che approva questo approccio dicono che i computer inibiscono il pensiero creativo, il movimento, l’interazione umana e capacità di concentrazione. (NY Times – articolo completo)

Steve Jobs di Apple, non voleva che i suoi figli usassero l’Ipad: “Cerchiamo di ridurre al minimo la quantità di  tecnologia  che i nostri figli possono usare.” Walter Isaacson, l’autore di “Steve Jobs”, afferma: “Ogni sera Steve faceva in modo di fare la cena nel grande tavolo nella loro cucina, discutendo di libri e storia e una varietà di cose. Nessuno ha mai tirato fuori un iPad o un computer. I bambini non sembrano richiedere per niente tutti questi dispositivi.” (qui articolo)

Chris Anderson il CEO della 3D Robotics, azienda produttrice di droni, ha eliminato l’utilizzo di qualsiasi “gadget” ai suoi figli. Spiega questa sua scelta educativa perché ha vissuto “in prima persona i pericoli della tecnologia”. “Non voglio che i miei figli passino la stessa cosa” ha confessato.

Evan Williams il fondatore di Twitter e sua moglie Sara Williams, hanno regalato ai loro due bambini centinaia di libri che possono leggere quando vogliono invece che un iPad.

Perchè centellinare la tecnologia ai bambini?

I bambini al di sotto dei 10 anni sono particolarmente sensibili alla dipendenza, ed è dunque compito dei genitori controllare che non usino eccessivamente dispositivi mobili durante la settimana. Nel fine settimana occorre sia posto un limite (da 30 minuti a 2 ore al massimo). Per gli adolescenti dai 14 anni in poi, il discorso è differente: si può permettere loro di usare più tempo il pc, a patto che l’uso sia soprattutto per studio o ricerca.

Perché permettere a un bambino di sacrificare tutto il tempo che ha a disposizione davanti allo schermo di un pc, magari girovagando tra i social network, togliendogli la possibilità di scoprire la bellezza che si nasconde dietro alla lettura di un libro, dentro il suono di un pianoforte o nell’espressione di un dono artistico?

Ma quali pericoli possono mai nascondersi in un tablet?

A questa domanda ci da una buona risposta l’architetto Eugenio Flaccovio:

1 – Diminuizione della capacità di problem solving
Se hai sempre Internet in tasca, lo usi spontaneamente ogni volta che hai un dubbio, per trovare una risposta. E solitamente la trovi. Grande! Ma non dimenticare che hai trovato la soluzione, non l’hai creata. Usare sempre Internet disabilita a mio parere quella dote (chiamiamola creatività) che ti consente di inventare la tua personale soluzione. Se non ti alleni ad essere creativo fin da bambino, lo diventerai da adulto? La conseguenza potrebbe essere grave: potresti perdere la capacità di cavartela da solo in tutte le situazioni in cui Internet non ti può aiutare.

2 – Aumento della tendenza all’acquisto di impulso
I costi delle app sono bassissimi, e per acquistare basta digitare la password del tuo account. Questo doppio fattore di semplificazione dell’acquisto concesso ai ragazzini abbassa la loro capacità di valutare se davvero hanno bisogno di quell’acquisto. Paragonato al processo d’acquisto tradizionale, qui saltiamo una decina di azioni che in effetti danno il tempo di ponderare se l’acquisto ti serve davvero o no (raggiungere il negozio, cercare il prodotto, confrontarlo con altri simili, cercare la cassa, fare la coda, relazionarsi col cassiere, prendere i soldi o la carta, pagare, imbustare, tornare a casa). Abituandosi all’acquisto semplificato fin da giovani, si rischia di diventare vittima dei propri desideri, di perdere la capacità di attesa per ottenere l’oggetto del desiderio e di assumere comportamenti di acquisto ossessivo.

3 – Diminuzione della capacità di attesa
Se mostrassimo ai nostri figli come si caricava un gioco nel Commodore 64, non ci crederebbero: collega il C64 alla tv, cerca il canale, collega il mangianastri, metti la cassetta, digita la stringa di comando e aspetta circa un quarto d’ora che il gioco si carichi. Ovviamente la partita non si può salvare, quindi la prossima volta riparti da zero. Quando hai finito, smonta tutto. Questo processo ci mostrava che per giocare devi anche fare qualcosa, e soprattutto devi sapere aspettare. Oggi che le app partono con un tap, un ritardo imprevisto nell’apertura della app di 30″ fa innervosire i nostri ragazzi. Se il ritardo arriva a un minuto, esplodono. Oltre, vanno a comprare un tablet nuovo. Stanno quindi indiscutibilmente perdendo la capacità di attendere.

4 – Diminuzione della capacità attentiva
Riconosco mille risvolti negativi alla tv, ma il fatto che ne subivamo il palinsesto rappresenta per me un aspetto positivo: non avendo alternative eravamo costretti a stare attenti al programma in onda. Oggi i ragazzi scelgono il loro palinsesto privato su YouTube. Ricordiamoci che la natura è terribilmente avara nello spendere energie. E così il loro cervello, potendo scegliere, seleziona video poco impegnativi. Anzi, spesso completamente vuoti di contenuto. Se i nostri ragazzi non si abituano oggi a decifrare produzioni editoriali che abbiano dei contenuti, non lo sapranno mai fare in futuro. I programmi scolastici e universitari già deprivati oggi rispetto al passato non potranno che scendere di livello per adeguarsi alle nuove popolazioni. In questo contesto chi avrà coltivato la capacità attentiva emergerà come un genio (beati monoculi…).

5 – Tendenza all’isolamento nel tempo libero
Grazie a Facebook e a Whatsapp i nostri figli sono continuamente connessi con i loro amici. Sotto un certo punto di vista, questa è una cosa meravigliosa. Sei da solo a casa, ma effettivamente stai mantenendo le relazioni. Il problema è che si tende ad isolarsi, a passare più tempo in casa, e a controllare ossessivamente lo smartphone quando esci. Quindi si tende a perdere curiosità verso il mondo esterno. Ho fatto questa riflessione quest’estate, quando ho avuto l’occasione di un breve soggiorno in un resort stupendo. Anche se fuori era un paradiso, la wi-fi area della reception accoglieva sempre dei ragazzi incuffiati davanti ai loro schermi. Aberrante.

6 – Incapacità di gestire la noia
Col tablet passi da un gioco ad un video ad una chat in tempo reale, e puoi quindi sfuggire in un fiat alle situazioni noiose. Questo è utilissimo se siamo in fila alle Poste, perché ci permette di distrarci, ma diventa preoccupante se applicato per sfuggire ad ogni minimo calo di interesse. Lo smartphone si usa quindi come telecomando per selezionare migliori contenuti rispetto ad un argomento poco interessante a pranzo, per sfuggire ad un passaggio noioso di un film in TV, per distrarsi durante il solito tragitto da casa alla fermata dell’autobus. Col risultato che senza avere a disposizione lo smartphone o il tablet una occasione normalmente noiosa diventa intollerabile.

7 – Avvio di una dipendenza
Passare ore e ore davanti allo schermo, non muoversi neanche per andare in bagno senza portarsi dietro lo smartphone o il tablet, controllare la chat durante la cena, io la chiamo dipendenza. Secondo me avviare una qualsiasi dipendenza in tenera età predispone a future dipendenze. E questo non è affatto quello che voglio per i miei figli.

Uno spunto per evitare questo modo di far crescere i bambini lo la offre sempre Steve Jobs, nella stessa intervista: mandare i ragazzi alla scuola Waldorf, dove prevale la manualità e tutta l’utenza è già predisposta verso questi rischi della tecnologia.